Riva presso Chieri. Presepe meccanico.

08
Dic
Riva presso Chieri. Presepe meccanico.
All day long
From 08-12-17 - 06-01-18

Realizzato dal 1983, ultimamente è stato sistemato in via definitiva nella Cappella San Giuseppe, all’interno del centro sportivo attiguo alla Chiesa Parrocchiale.

E’ possibile visitarlo con gli orari indicati di seguito confermati anche nell’anno in corso come nel 2016.  Per visite di gruppi in altri orari si può telefonare al numero fisso indicato o al cellulare 340 4097426.  Per i gruppi è possibile unire la visita alla Chiesa Parrocchiale, opera di Bernardo Vittone, a Palazzo Grosso e parzialmente del Museo del Paesaggio Sonoro che in inverno è chiuso.
Come da tradizione di qualche anno, in data 23 dicembre alle ore 20 ci sarĂ  sulla piazza davanti a Palazzo Grosso il presepio vivente, organizzato dalla Pro Loco e dall’Oratorio Parrocchiale.

 

IL PRESEPIO DI RIVA ed IL SUO AUTORE

Autore del presepio è stato un pensionato, un semplice pensionato, che sempre ebbe un sogno: realizzare un presepe grande, immenso, dove tutto parlasse della natura e della vita, del sole, dell’acqua, della terra, del lavoro, dove tutto fosse un inno a quella Vita appena sbocciata in una grotta e destinata a cambiare il mondo intero.

ANTONIO FATIBENE, di Orsara di Puglia (FG), trascorre la sua gioventù in campagna lavorando la terra, quella terra arsa dal sole, bagnata solo dal sudore, dura, perennemente assetata, tanto ricca di frutti quanto avara di soddisfazioni. E così le viene a cercare in Piemonte, dapprima a Rivodora, un minuscolo paesino ai piedi di Superga, dove si trasferisce nel ’54; successivamente a S. Mauro Torinese. Dopo qualche anno di lavoro come muratore, finalmente per Antonio finisce la precarietà: viene assunto presso una grande società e colà rimane sino al raggiungimento della pensione, nel 1983.

In quell’anno, perciò, dĂ  inizio alla realizzazione di un presepio meccanico interamente costruito con materiali di recupero: statuine un po’ in creta, un po’ fatte con tappi di sughero e rivestite con avanzi di tessuto, movimenti ottenuti adattando timer di vecchie lavatrici, ruote dentate di sveglie, motorini di plateaux girevoli, il tutto attentamente modificato ed adattato, provato e riprovato sino ad ottenere dai personaggi del presepe movimenti di una naturalezza incredibile, tanto piĂą stupefacente se si considerano le dimensioni delle statuine: 8-9 cm !!  GesĂą Bambino addirittura 4 cm. … muove braccia e testa! Ogni gruppo di statuine contiene particolari che, a prima vista, potrebbero sfuggire all’osservatore distratto e frettoloso: vanno guardati con pazienza, la stessa pazienza che l’autore ha dedicato per fare sì che i movimenti apparissero naturali e coordinati, tali da dare la netta sensazione di uno spaccato di vita vera.

Il presepio, ora visibile nella Cappella S. Giuseppe a Riva presso Chieri, è l’evoluzione del primo presepio che Antonio realizzò in casa nel 1983. Per l’occasione riservò al presepio l’intera camera da letto, opportunamente smontata ed accantonata in un angolo, riducendosi a dormire, lui e la moglie, che ovviamente si è trovata a dover condividere questa passione col marito, su un sofà in cucina.  Antonio abitava in un modesto condominio a S. Mauro Torinese. La notizia si sparse subito tra i numerosi Orsaresi presenti a S.Mauro T.se. Fu un via vai continuo di visitatori, tanto che la moglie, stanca del continuo scampanellio alla porta, decise di lasciarla costantemente aperta tutto il giorno. Appartiene a quell’anno, a quel primo presepio la costruzione della casa del viandante. Una vera meraviglia di coordinazione: un viandante bussa, il cane esce dal canile, la padrona di casa s’affaccia per vedere chi è alla porta, il viandante s’inginocchia a chiedere ospitalità; la padrona di casa lo riconosce, si ritrae, chiude gli scuri ed apre la porta per farlo entrare; poco più lontano, intanto, un contadino appoggia la scala ad un melo per raccoglierne la frutta. Si tratta veramente di piccole meraviglie. Fu talmente apprezzato che Antonio pensò subito di arricchirlo, per l’anno successivo, con nuovi personaggi e scene di vita.

Appartiene infatti al 1984 la realizzazione dei taglialegna, del pozzo a cui un pastore attinge acqua e del pescatore.

In pratica questo presepio fu presentato al pubblico, per la prima volta, nel 1985; ma si trattava, ovviamente, solo di un embrione di quello che ammiriamo oggi. Nel 1985 furono realizzati il maniscalco e l’arrotino; nel 1986 fu la volta delle lavandaie.

Nuovo via vai di visitatori. Oramai a tutti nella zona era nota la presenza di quel presepio in casa Fatibene.

Il 1986 fu l’ultimo anno in cui Antonio costruì il suo presepe in casa. Oramai lo spazio di una stanza non bastava più.

Lungamente sollecitato, Antonio nel 1987 si decise finalmente di trasferirlo nella chiesa parrocchiale di San Benedetto, nell’oltrepò di San Mauro.

Fu in occasione di quella prima esposizione ufficiale al pubblico che Antonio realizzò un nuovo capolavoro, tutto costruito con le lattine di carne in scatola e di tonno; la tramoggia addirittura è il collo rovesciato di una bottiglia di plastica (!!!). E’ il mulino ad acqua: la grande ruota, messa in movimento dall’acqua del torrente, a sua volta fa girare le piccole macine in pietra; il grano, mediante un ingegnoso sistema di sollevamento, viene scaricato dentro la tramoggia e da questa passa alla macina, da cui esce trasformato in farina; si riempiono i sacchi, a loro volta prelevati e trasportati da un carro trainato da un asino.

L’acqua dal mulino scorre e scende a valle, dove forma un laghetto; qui alcune lavandaie sono intente a lavare i panni, poi stesi al vento (vero!) ad asciugare, mentre un pescatore è intento a pescare pesce, pesce vero, per il pranzo della famiglia. Una vera meraviglia!

Solo per due anni (1987 e 1988) Antonio curò l’allestimento nella chiesa di San Benedetto a San Mauro Torinese. Moltissimi i visitatori, ma, ahimè, ci fu anche chi tentò di rubare alcune statuine e non mancò nemmeno un tentativo di incendio, fortunatamente non riuscito. Tutto ciò amareggiò Antonio a tal punto da indurlo a non esporre più la sua opera.

Ma il calore delle amicizie trovate a Riva, dove nel frattempo la figlia si era trasferita con la famiglia, stimolò nuovamente la sua fantasia ed il suo ingegno.  All’avvicinarsi del Natale 1990 molti rivesi si misero a disposizione di Antonio; da allora egli non abbandonò più Riva, anzi, ogni anno arricchì il presepio di nuovi personaggi. E’ del 1990 la realizzazione del potatore, arrampicato su un albero, tutto intento a segare un ramo.

Nel 1991 rifece completamente la capanna, dando movimento a tutti i personaggi: l’asino muove la testa per riscaldare Gesù Bambino, il bue respira, S. Giuseppe scuote il bastone, Maria si china sulla mangiatoia mentre Gesù solleva la testa e le protende le braccia in un naturale gesto d’amore.

Il 1993 è la volta di un nuovo piccolo capolavoro in miniatura. Antonio è profondamente uomo del sud: mai privare la gente del sud del suo olio d’oliva; segno di ricchezza e di salute, medicina per ogni male, insieme sapore e sazietà.

Non poteva quindi mancare il frantoio: un asino fa girare le due macine, si ferma e riparte solo allo schiocco della frusta; poco piĂą lontano un contadino sta torchiando le olive macinate e distintamente si sente il ticchettio dei martinetti; accanto un garzone travasa l’olio in un recipiente piĂą grande, in un angolo la moglie fa cuocere la polenta (una pezzuola di pelle di daino gettata nell’immondizia perchĂ© consumata, ma prontamente recuperata da Antonio, che in quella pezzuola aveva “visto” la polenta). La donnina la gira e la rigira col mestolo, mentre il figlio, vicino, ne assaggia una cucchiaiata. La cura posta nei particolari degli utensili, tutti costruiti meticolosamente a mano, miniaturizzati, le scene viste e riviste chissĂ  quante volte da bambino, i movimenti di una naturalezza e di un sincronismo incredibili, il borbottio della polenta che cuoce, lasciano veramente sbigottiti…

Nel 1996 fu la volta della masseria, dentro la quale si nota la nonna intenta a “tirare” la pasta a mano col mattarello, mentre il nipotino gioca a nascondino. Sul prato antistante c’è la vita: sulla porta due “vu cumprà” coi tessuti in mano, la pecora (piccolissima, 2 cm. !!) bruca l’erba mentre un garzone sta affilando un palo e l’altro si disseta direttamente dal fiasco.

Nel 1997 costruì il ponte che sovrasta il grande avvallamento che precede il sistema roccioso che fa da sfondo. Su di esso sono fermi due mercanti di stoffe mentre contrattano un affare. Intanto due pastori col loro piccolo gregge attraversano il ponte e, giunti all’altezza dello sguardo dei visitatori, girano la testa accennando ad un saluto. Nessuno aveva prima badato agli accorgimenti usati nella realizzazione del passaggio dei due pastori e delle loro greggi. Fu nel 2012 che, interrottosi per un guasto il movimento sul ponte, in occasione della necessaria manutenzione fu scoperto che pastori e greggi Antonio li aveva fissati sulla cintura di una gonna della moglie (!!!). Era la cintura a fungere da tapis roulant a pecore e pastori.

Ma allestire e smontare ogni anno il presepio significava mettere a repentaglio la parte meccanica dei gruppi di statuine; i materiali utilizzati erano tutti di recupero, sicuramente sarebbero finiti in discarica…perciò obsoleti e precari. La manutenzione diventava necessariamente sempre più frequente.

Fu nel 1998 che l’allora parroco di Riva, Don Vico Cavallo, decise di mettere a disposizione di Antonio la cappella San Giuseppe, un’antica cappella inserita nel contesto dei campi da gioco dell’omonimo oratorio, da anni abbandonata e confinata pressoché a magazzino di banchi e sedie rotte.  Una trentina di volontari misero a disposizione il loro tempo libero e nel breve volgere di un paio di mesi, lavorando solo di sabato pomeriggio, i muri furono liberati dall’umidità, reintonacati, tutta la cappella ritinteggiata e rimessa agli onori del mondo, ed il viottolo di accesso reso praticabile mediante la posa di autobloccanti.  Antonio finalmente aveva a disposizione un luogo dove allestire in via definitiva e fissa il suo presepio.

Nell’allestirlo Antonio pensò anche a tutti coloro che, disabili ed obbligati alla carrozzina, si sono sempre trovati nell’impossibilità di visitare un presepio. Lo costruì perciò in forma pressoché ellittica, abbatté ogni barriera architettonica e volle che lo spazio tutt’attorno consentisse il passaggio anche delle sedie a rotelle

Nel 2004 il presepio fu arricchito col castello di Erode: un irrecuperabile imballaggio di una TV trasformato in un bellissimo castello che troneggia nel bel mezzo del presepio stesso: un soldato sulla torretta suona la buccina girandosi ai quattro punti cardinali per chiamare a raccolta la folla della valle, mentre Erode da un balcone arringa la folla ed Erodiade s’affaccia ad una finestra; un ponte levatoio consente di accedere all’interno del palazzo mentre, attraverso l’ingresso, si vedono sfilare dei pretoriani che trascinano alcuni prigionieri in catene.

Ogni volta che Antonio completava un nuovo gruppo ripeteva sempre che quello sarebbe stato l’ultimo. Fino al Natale 2005 fortunatamente Antonio smentì sempre se stesso.  Ed infatti l’ultimo capolavoro lo costruì proprio nel 2005. Fu il Suk, il caratteristico mercato arabo: un turbinio di persone e cose che si muovono (come d’altronde avviene in ogni mercato di questo mondo !!), dal vasaio al serraglio delle galline che beccano il mangime, al cardatore di lana, ai bambini che giocano, fino al…borseggiatore. Sì, persino “manolesta” ha trovato spazio nella fantasia di Antonio Fatibene.

Questa fu l’ultima volta in cui Antonio poté festeggiare il compleanno (il 28 di dicembre) in mezzo alle sue statuine.

 Il 15 maggio 2006, Antonio, ottantaquattrenne, ci lasciò.

Qui, nella Cappella San Giuseppe, il vuoto resta grande, ma il “suo” presepio ogni anno continua ad affascinare – con la sua poesia e con le emozioni che riesce a trasmettere – grandi e piccini. Tutt’oggi la Cappella San Giuseppe accoglie quest’opera che da tutti i visitatori (e ne sono passati migliaia e migliaia…e non soltanto italiani!!) viene considerata una bellissima opera d’arte e pertanto non piĂą modificabile. Modificarla significherebbe tradire quello che fu lo spirito creativo dell’autore, perciò ora ci si limita esclusivamente ad opere di manutenzione.

Lui, sanmaurese, volle restare vicino alla sua opera, vicino ai suoi amici, chiedendo di riposare nel cimitero di Riva, quella Riva che lo accolse nel 1990 per la prima volta e che ora si può far vanto di annoverare tra i propri “gioielli” d’arte anche il presepio di Antonio Fatibene.