Nel 1734 il giovane conte quindicenne Francesco Giovanni Grosso (figlio di Niccolò Bonaventura e Teresa Nomis di Cossilla), eredita il palazzo di Riva. La dimora è in condizioni critiche e il conte, cagionevole di salute e che ha già redatto un testamento, decide di ricostruirla.
Il progetto viene affidato all’architetto Bernardo Antonio Vittone che lo presenta nel 1738, ma questo grandioso primo elaborato non è però gradito alla comunità per diverse ragioni. L’architetto pone mano alla modifica dello stesso tenendo conto delle richieste e delle valutazioni poste dai rappresentanti della comunità . Nel giro di due anni l’edificio viene edificato, per poi subire delle modifiche strutturali nel 1771, su indicazione dell’architetto Giacinto Bays, soprattutto nell’atrio e nel nodo atrio-scalone.
Alla morte di Marcantonio Grosso (fratello minore di Francesco Giovanni), il palazzo passa nelle mani della figlia Faustina, donna dall’indubbia propensione per l’arte, che la porta ad aderire al clima neoclassico di gusto in quel periodo; a partire dal 1786 lei fa rinnovare tutta la decorazione interna dei Palazzo Grosso dai pittori Rocco e Antonio Maria Torricelli, i fratelli «del lago di Como» e , nel 1790, richiede l’aiuto dell’architetto Castelli per alcuni interventi, quali il pavimento dell’atrio e la scala verso il giardino. Le scelte della contessa sono certamente influenzate dalle frequentazioni con gli esponenti della nobiltà di Casale, di cui il marito Carlo Mazzetti di Montalero fa parte, erudita e aperta alle sollecitazioni culturali ed estetiche di fine Settecento.
Oggi il visitatore può notare, partendo dal pian terrero fino al primo piano, cui si accede salendo lo scalone neogotico, come ogni ambiente abbia una sua originalità tematica in fatto di decorazione, con un unico denominatore che è rappresentato dal gusto per il trompe-l’oeil.
Alla morte della contessa Faustina il Palazzo passa ai Radicati di Brozolo; nel 1855 viene acquistato dal Comune di Riva presso Chieri che stabilisce qui la propria sede. Nei primi anni Duemila il Palazzo è sottoposto a un’accurata opera di restauro architettonico e conservativo.