Il pontile (o jubè, francesismo desunto dall’invito “jube Domine benedicere” rivolto dal predicatore ai fedeli), rara struttura che attraversa la chiesa all’altezza della prima campata, è realizzato in arenaria grigia del Monferrato dipinta, ed è costituito da una serie di cinque campate di archi a sesto acuto retti da colonnine in pietra con capitelli fogliati (a crochet): un doppio registro di bassorilievi policromi raffigurano le scene della Dormitio, Ascesa al cielo ed Incoronazione della Vergine tra i simboli del Tetramorfo (parte superiore) e dalla serie degli antenati della Vergine assisi e recanti in mano un cartiglio con il proprio nome.
La circostanza che dei 40 antenati nel bassorilievo ne vengano rappresentati solo 35, essendo gli altri cinque raffigurati ad affresco sulle colonne che delimitano il pontile, ed altre osservazioni sulla geometria dell’architettura, avvalorano l’ipotesi che tale struttura fosse adattata ad un nuovo posizionamento, riducendo bruscamente l’estensione del fregio scolpito. Rimane da sciogliere il nodo della data,1189, riportata nell’iscrizione dedicatoria (Anno ab incarnatione Domini MCLXXXVIIII regnante Frederico imperatore, completum est opus istud sub preposito Vidone) troppo anticipata se riferita ai caratteri stilistici delle sculture e dell’architettura del pontile stesso, che la critica artistica pone non più indietro del 1230. (foto Il Trabucco)
L’eccezionalità del valore artistico di questa opera – cui contribuisce anche la preziosità delle coloriture, con l’uso del costoso lapislazzuli proveniente dalle montagne del Caucaso (per il manto della Vergine e del Cristo) – induce a supporre un committente di grande autorevolezza (forse l’imperatore Federico Barbarossa). La verifica della originalità delle coloriture, mai ridipinte, che il restauro del 2003 ha messo in luce rimovendo lo strato di sporco che le appannavano, indica questa opera come un rarissimo esempio di scultura policroma medievale.