Santa Maria dei Morti, interno della chiesa

Colpiscono subito la vista gli affreschi dell’abside, per i quali gli esperi riconoscono almeno due mani: quella del pittore chierese Guglielmetto Fantini (attivo dal 1435 al 1450 e autore del ciclo del battistero di Chieri) e di un’altro di qualità inferiore. Il primo probabilmente subì sia gli influssi di Giacomo Jacquerio, sia quelli della pittura della costa tirrenica (Genova, Pisa, Napoli ma anche Barcellona).
Il ciclo pittorico del cilindro absidale, lacunoso nella parte inferiore, presenta figure di Santi: da sinistra San Cristoforo che regge il Bambino sulle spalle; un santo pellegrino con bastone e conchiglia sul cappello, forse San Giacomo; una scritta sotto la monofora e San Sebastiano trafitto dalle frecce. Al centro la Madonna del Latte racchiusa da una cornice. A destra compaiono altri tre santi, ma solo quello centrale è identificato dalla scritta: San Valeriano.
Il catino absidale è racchiuso da una ricca cornice geometrica e conserva una Pietà (o Compianto sul Cristo morto), con una Madonna che regge in grembo il corpo del Figlio. A sinistra Santo Stefano e, a destra, Santa Lucia. Ai lati vi sono delle rocce nude e in alto una croce che sfrutta la concavità della volta a creare un effetto scenografico.
Gli storici dell’arte ritengono il Fantini autore della Pietà, dei due santi a destra e sinistra e di San Valeriano. La Madonna del Latte e i due santi alla sua destra sono invece di minor pregio pittorico e quindi riconducibili all’altro/i pittore. (foto Silvia Ferrero)