Museo Etnologico Missionario, descrizione degli interni

Le collezioni seguono l’ordine dei quattro continenti:
Collezione Africa, composta da 900 manufatti provenienti perlopiù da acquisizioni recenti costituite da artigianato locale; oggetti più antichi provengono dall’Angola e dalla Repubblica del Congo, inviati da monsignor Sak in occasione delle esposizioni del 1925-1926.

Collezione America, composta da circa 4000 oggetti provenienti da diversi gruppi indigeni del Sudamerica: Brasile, Venezuela, Ecuador, Paraguay, Patagonia e Terra del Fuoco.
La collezione numericamente più ricca (nonché la seconda al mondo) è quella rappresentata dalla manifattura dei Bororo del Mato Grosso, costituita da oggetti in arte piumaria ad uso funerario e oggetti di vita quotidiana.
Gli altri oggetti provengono dagli Yanomami del Venezuela, dagli Shuar dell’Ecuador e dalle popolazioni del Rio Negro (Brasile), del Gran Chaco (Paraguay), dell’isola Bananal (Brasile), dell’Orinoco e della Bolivia.

Collezione Asia, che comprende oggetti provenienti da Cina, Giappone, alcuni paesi del Sudest asiatico e India.
In particolare la collezione cinese è composta in gran parte da oggetti portati dalle missioni di Chiuchow (Chaozhou): si tratta di acquerelli su carta di riso, statuine votive, abiti e ornamenti tradizionali e varie altre espressioni della cultura, dell’arte e della religiosità cinesi.
Le collezioni provenienti dal Sudest asiatico (Vietnam, Thailandia e Myanmar) presentano numerosi oggetti di uso rituale e domestico, come pannelli ornamentali tailandesi in pelle e legno con motivi a giorno, lacche e marionette birmane e figurine votive portatili in ceramica, bronzo e ottone.
La collezione di oggetti originari dell’India ripropone in forme diverse i temi iconografici classici, come l’epica del Mahabharata e il pantheon delle divinità indù.
Il gruppo più omogeneo è rappresentato dagli oggetti di uso quotidiano e rituale appartenenti alle popolazioni che abitano le colline dell’ Arunachal Pradesh e del Meghalaya, nell’India nord-orientale al confine con il Myanmar: si tratta di utensili in fibra vegetale (ceste, setacci e copricapi per la pioggia), ornamenti, abiti e accessori che riflettono l’estetica, il simbolismo e la struttura socio-economica dei Khasi, dei Caro e di altre etnie locali.
La collezione giapponese annovera stampe e dipinti su rotolo, oggetti religiosi, accessori dell’abbigliamento tradizionale, bambole in carta, stoffa, gesso e paglia destinate in origine alle cerimonie domestiche dell’Hina Matsuri e del Kodomo no hi, le feste shintoiste dedicate rispettivamente alle bambine e ai bambini. Importanza straordinaria dal punto di vista storico e missionario hanno i Fumi-e, immagini votive utilizzate come forma di inquisizione per smascherare i fedeli cristiani durante il lungo periodo delle persecuzioni (1614-1875).

Collezione Oceania, composta da una vetrina in cui sono esposti oggetti di uso quotidiano e domestico (cesti, borse, contenitori per bacche, utensili per cucinare e una culla per neonati), complementi d’arredo (tra cui le tapa, grandi stuoie di corteccia battuta  dipinte con pigmenti naturali) e oggetti di artigianato locale. In un’altra vi sono ornamenti, indumenti di uso cerimoniale, strumenti musicali (tra cui un didgeridoo) e armi in legno, in particolare un propulsore, lo strumento inventato dagli aborigeni australiani per allungare la gittata della lancia.

Le ultime vetrine chiudono il percorso di visita e sono riservate a piccoli allestimenti tematici di carattere temporaneo volte a presentare le attuali realtà dell’impegno salesiano nel mondo, nuove collezioni, o esposizioni temporanee.
Il Museo propone inoltre percorsi didattici guidati, dedicati a scuole, famiglie e educatori.

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