Madonna della Neve, Castell’Alfero

Inserimento ambientale
La chiesa sorge isolata, attorniata da alberi, a circa 2 km dal centro abitato, in corrispondenza di un passo sul crinale delle colline che costeggiano la destra del torrente Versa; è posta al limite settentrionale del territorio, quasi al confine con il comune di Frinco.
La chiesa sorge su un punto in cui passava una strada collaterale alla via Francigena, importante nel sistema delle strade dell’Astigiano. Nel catasto di Castell’Alfero del 1398 la chiesa “S. Maria de Viallo” compare come riferimento stradale, infatti questo territorio era anticamente chiamato “Viale” o “Viallo”.

Notizie storiche
La prima testimonianza dell’esistenza della chiesa risale a un documento emesso da papa Adriano IV nel 1156, che attestava l’esistenza di tre feudi, ognuno di pertinenza di una chiesa, tra le quali figurava quella di Santa Maria.
Un tempo il territorio era popolato dagli abitanti di Viallo e Guadarabbio, ma nel 1494 nella chiesa abitava solo un eremita, in quanto i due insediamenti erano scomparsi per il trasferimento dei terrazzani a Castell’Alfero.
Alla fine del XIII secolo, a seguito delle incursioni dei Monferrini, gli abitanti di San Pietro si trasferirono in collina, presso il fortificato Castrum Alferii. Il borgo, fedele al Comune di Asti, ne seguì le vicende storiche godendone i privilegi sino al Cinquecento, quando i Savoia lo diedero in feudo prima ai Germonio, poi agli Amico.
La chiesa, nonostante alcuni periodi di decadenza, non è mai stata completamente abbandonata, come testimoniano i numerosi rimaneggiamenti susseguitisi nei secoli.
Nel 1866 fu incamerata dal governo e poi venduta all’asta pubblica il 23 giugno del 1868. Rivendicata dai fedeli del paese con pie oblazioni venne, il 14 agosto 1869, ceduta al comune a condizione che fosse mantenuta al culto. Restaurata nel 2000, nella primavera del 2019, in occasione della Prima Giornata del Romanico in Piemonte, è stata riaperta.

Descrizione
Per il delicato gusto cromatico della muratura, per le pregevoli sculture che adornano le monofore e i capitelli e per l’unicità del campanile, la chiesa può essere annoverata tra le più significative costruzioni romaniche rurali della zona di Asti. L’edificio, a pianta rettangolare, misura 5,50 x 9,80 m, ha pareti laterali e abside in blocchi di arenaria alternati a file di mattoni; la facciata, a capanna, più volte rimaneggiata, è ora parzialmente intonacata. Nel tempo ha subito diversi interventi che ne hanno in parte alterato le caratteristiche primitive, ad eccezione del campanile, orientato a sud, e soprattutto dell’abside, che hanno conservato l’impronta romanica originaria.
1. Le pareti laterali sono formate da una continua alternanza di cotto e pietra arenaria in strati armonicamente variati. Ad altezze diverse sono presenti motivi a scacchiera. La stessa tessitura muraria, che si trova anche nell’abside, è riscontrabile nella chiesa di Santa Fede di Cavagnolo e nel campanile della chiesa dei Santi Nazario e Celso a Montechiaro d’Asti.
2. Il campanile è l’unico a sezione circolare nella zona ed è piuttosto raro nella casistica dei campanili romanici in genere; è fasciato a intervalli irregolari da alcuni cerchi di pietra arenaria che interrompono la continuità del laterizio; la cella campanaria è di mattoni, con quattro ampie aperture rettangolari. La costruzione del campanile viene datata al 1155 circa, come pure quella dell’abside.
3. L’abside semicircolare è delimitata da due lesene piatte e scandita in tre campiture da due sottili semicolonne con capitelli a foglie d’acanto. Fregio di coronamento di archetti pensili poggianti su mensoline scolpite a diversi motivi e, appena sopra agli archetti, un nastro di cotto lavorato a “denti di sega”. Al centro di ogni campitura è inserita un’elegante monofora con la faccia dell’arco finemente scolpita in un unico blocco di pietra. Gli stipiti sono anch’essi ricavati da un monolite e sono stati lavorati a colonnine con capitelli. L’apertura verso nord è spoglia di ornamenti. Quella centrale è triarcata, e l’arco di mezzo appoggia su colonnine con capitelli stilizzati di diversa fattura. La più ricca si trova sul lato sud; più eleborata di quella centrale per i motivi che la sormontano, aggiunge un quarto arco poggiante su stipite con capitello. La monofora sul lato nord è stata tamponata e nell’interno della chiesa la nicchia ricavata nel vano ospita la statua di Sant’Anna.
L’interno coperto da una volta a botte, è decorato, in corrispondenza del catino, da un pregevole affresco che raffigura il Cristo, circondato dai quattro evangelisti, e da scene della crocefissione e della deposizione collocate sulle pareti intorno. È presente inoltre una tela ad olio di Michelangelo Pittatore di fine Ottocento che raffigura la Madonna col Bambino, con un paesaggio sullo sfondo. L’altare è in muratura stuccata ad imitazione del marmo, il tabernacolo è ligneo; nella chiesa sono conservati vari ex-voto.

Curiosità
Il toponimo di Castell’Alfero ricorda la presenza di una costruzione fortificata già prima del XII secolo legata ad un nome personale Alferio. Il paese rappresenta uno degli esempi più significativi, nel Monferrato Astigiano, di borgo castellano poiché conserva il ricetto e il Castello. L’impianto medioevale dell’insediamento è ancora ben leggibile nel nucleo originario del paese. Le mura difensive che racchiudevano la rocca sono visibili solo in alcuni tratti, soprattutto all’altezza degli antichi accessi. Uno di questi, l’ingresso meridionale, è caratterizzato da una lunga scalea e da un arco in mattoni a vista. Tutta la rocca è dotata di un panoramico percorso sopramuro.
Il paese diede i natali a Giovanni Battista De Rolandis (1774-1796), protomartire del Risorgimento, al quale si attribuisce la nascita del Tricolore italiano e a Giuseppe Maria De Rolandis (1793-1848), scienziato ed interprete con Jean-François Champollion della stele geroglifica di Rosetta.