Inserimento ambientale
La chiesa sorge, isolata, nella regione omonima San Lorenzo – denominata “Teglole superiores” durante il Medioevo – a circa 1200 metri ad est del paese, sulla sommità di un colle a 230 m s.l.m. Dal paese si raggiunge l’edificio percorrendo per un chilometro la strada che conduce alla stazione ferroviaria, poi si prende a sinistra la strada comunale San Lorenzo (non asfaltata) che si inoltra nella campagna. È circondata da una fascia di alberi spontanei, prevalentemente robinie e bagolari.
Notizie storiche
Data l’eccezionalità della dipendenza politica del suo castello fortificato dal vescovo di Pavia, le notizie relative a San Lorenzo di Tigliole sono molto scarse. Distinto da altro omonimo e contiguo villaggio detto in origine (1041) Teglole sancta Maria e in seguito Teglole inferiore o Tigliolette, situato alla confluenza del Triversa col Borbore e dipendente prima dalla pieve di Lavege (nel 974) e successivamente da quella di Marcellengo-San Damiano (nel 1345), Tigliole superiore non ha conservato per tutto il medioevo documentazione locale. Della chiesa di San Lorenzo, a metà strada tra i due villaggi, si fa menzione nei catasti del 1507 e successivamente lo storico astigiano Giansecondo De Canis (che abitò a Tigliole) ci dice che ancora all’inizio del Settecento assolveva la funzione di chiesa cimiteriale. Soggetta durante la dipendenza dalla diocesi pavese al vicario di Costigliole, venne aggregata al vicariato della città di Asti nel 1803, per passare in un secondo tempo come prevostura al vicariato di Baldichieri. Nonostante le scarse notizie storiche, le caratteristiche costruttive dell’abside con la tipica tessitura bicromatica, gli strombi delle monofore e gli archetti pensili monolitici, suggeriscono una datazione d’impianto risalente al XII secolo. Ma dalle osservazioni della tessitura muraria pare verosimile che la chiesa sia stata costruita in due fasi successive. La sistemazione interna e l’apertura delle finestre sul lato sud possono risalire al XVIII secolo.
A metà del Novecento questo monumento romanico si presentava estremamente degradato; le infiltrazioni delle acque meteoriche avevano causato il crollo del tetto e della volta della prima campata dell’aula, la vegetazione era penetrata nelle murature, causando lesioni e crolli di parte delle decorazioni lapidee della cornice superiore. Dopo un sopralluogo della Soprintendenza del 1984, e successivi accurati interventi di restauro e consolidamento, curati dall’Architetto Inzerra, all’inizio degli anni Novanta del secolo scorso, l’edificio venne restituito alla sua dignità originaria.
Descrizione
Edificio orientato, ad aula rettangolare di 14,25 m di lunghezza e 4,80 m di larghezza media, con abside semicircolare. Muratura a sacco, con paramento esterno prevalentemente in mattoni disposti in varie tessiture, con rari ricorsi alterni di pietra e mattoni, soprattutto nell’abside.
1. L’ingresso assiale è sottolineato da un bel portale rettangolare leggermente aggettante rispetto alla facciata delimitata da paraste angolari che si concludono in una cornice in cotto. Il portale è simile a quello di Sant’Andrea di Casaglio. Al centro, la porta con architrave e stipiti lisci è sovrastata da una lunetta con arco a tutto sesto, ghiera di conci lapidei ed un secondo arco falcato sostenuto da due parallelepipedi con capitelli appena abbozzati, poggianti su colonnine.
Sulle pareti laterali sono leggibili gli interventi succedutisi nel tempo: a sud (2) un portale con apertura tamponata su muratura aggettante che è stata scalpellata nella parte superiore, per aprire una delle tre ampie finestre che corrispondono alle tre campate interne. Su questa parete si possono notare anche quattro monofore con arco a tutto sesto a conci laterizi, ora tamponate. Una quarta finestra, più piccola e a quota inferiore si apre in corrispondenza del presbiterio. Nella parte verso l’abside è presente un residuo coronamento ad archetti pensili di mattoni. Analogo fregio ad archetti pensili verso la parete absidale è sulla parete a nord (3), in cui è posta una porta tamponata con arco falcato e doppia ghiera, una in mattoni sagomati e la più esterna in conci di tufo. Nella parte alta sono presenti due strette monofore tamponate, simili a quelle del lato sud.
4. L’abside semicircolare è scandita in tre campiture da una stretta lesena scolpita ad intreccio di canestro e da una semicolonna in blocchi di pietra. Al centro di ogni campitura si apre una monofora a doppia strombatura a tre riseghe; stipiti e arco a tutto sesto sono ricavati ognuno in un unico blocco di pietra. Il coronamento è costituito da quatto archetti pensili monolitici per ogni campitura. Al di sopra, due filari di mattoni, disposti in quello inferiore a “denti di sega” sopra una cornice a gola in conci di pietra.
All’interno, l’aula è a navata unica, divisa da archi traversi in tre campate coperte da volte a crociera a sesto ribassato. Il presbiterio è rialzato di un gradino rispetto al pavimento dell’aula. La volta a botte che lo copre si rialza verso l’arco traverso che lo connette con l’abside, più bassa e più stretta, attraverso l’arco trionfale. Nell’aula, nelle vicinanze del presbiterio, una botola permette l’accesso ad un vano sotterraneo con volta a botte.
Curiosità
Per la sua collocazione in un’area in origine densamente boscosa, il nome di Tigliole potrebbe rimandare alla presenza di tigli.
Tigliole fu a lungo “terra papalina”, vera e propria isola giurisdizionale, isolata dal resto dell’Astigiano anche dopo l’avvento dei Savoia e fino al 1741, anno in cui papa Benedetto XIV concesse di fatto a Carlo Emanuele III autorità sui feudi pontifici. Tigliole mantenne privilegi fiscali che permisero notevoli guadagni agli abitanti con la libera produzione di salnitro e polvere da sparo e con l’allevamento dei bachi da seta, in parte lavorata nelle numerose tessiture locali.