San Genesio, Castagneto Po

Inserimento ambientale
La chiesa sorge in una zona boscosa, a mezza costa del colle di Castagneto Po (m 351 s.l.m.). Intorno vi sono insediamenti agricoli sparsi che costituiscono la frazione di San Genesio. A lato della chiesa, a ridosso della collina sul fianco nord, si diparte la strada comunale della valle di San Genesio. Davanti alla facciata, un ampio piazzale ed un’area a destra sistemata per la sosta e il gioco dei bambini. Sul piazzale, a sud, un semplice edificio intonacato contiene “Il Fonte di San Genesio” da cui sgorga una benefica acqua termale.

Notizie storiche
La prima sicura attestazione della chiesa è data da un documento del 1156, quando due coniugi di Castagneto vendettero un appezzamento di terreno all’ecclesia di San Genesio rappresentata dal prevosto (prepositus) Ottone e da Costanzo. Più tardi, a partire dal 1235, in diversi documenti, si ha notizia di prevosti e chierici di San Genesio di Castagneto, che risulta, nella seconda metà del Trecento, tra le chiese dipendenti dalla pieve di San Sebastiano e soggetta al vescovo di Ivrea, signore anche temporale di Castagneto. La chiesa, parzialmente distrutta durante la guerra del 1706, nella sua forma attuale si presenta ampiamente rimaneggiata ed ampliata all’inizio del Novecento, su progetto e a spese dell’ing. Arturo Ceriana, all’epoca sindaco di Castagneto Po. Il progetto di rifacimento si ispira allo stile romanico, di cui riprende le caratteristiche tipologiche e decorative, annullando le parti barocche della precedente ricostruzione del XVII secolo. La ricostruzione ha comportato la demolizione della vecchia facciata che venne ricostruita una decina di metri più avanti, delle due pareti laterali, normalizzando quella a sud anticamente obliqua e dei pilastri interni tra le navate. La demolizione dell’abside sud per permettere la costruzione della sacrestia, avvenne invece in epoca precedente. Si ha notizia di una cripta sotterranea attualmente non accessibile, sotto la sacrestia. Secondo quanto riportato nell’Inventario della Chiesa del 1939, il locale era collegato attraverso una scaletta all’absidiola sinistra e forse metteva in comunicazione anche la sottostante sorgente di acqua solforosa. Alcuni storici pensano che si possa trattare di un residuo di un sacello dell’età ligure dedicato a qualche deità pagana, patrona delle acque “miracolose”.

Descrizione
L’edificio è orientato (est-ovest), a pianta basilicale a tre navate, con due absidi e campanile a base quadrata, inserito nella navata nord. Dopo le profonde trasformazioni subite nei secoli, in particolare agli inizi del secolo scorso, misura oggi 26 m di lunghezza e 13,50 m di larghezza. La chiesa conserva alcune parti romaniche superstiti, databili al XII secolo: le due absidi, il coro ed il campanile, uno dei più notevoli campanili romanici del Piemonte, interessante tra l’altro per lo studio dei rapporti con le maestranze lombarde e quelle della Francia occidentale. A questa parte romanica dedichiamo la nostra attenzione.

Il campanile, in muratura a blocchi di pietra squadrati, si innalza per sette piani marcati da cornici in pietra a più filari, alcuni con tasselli disposti a “denti di sega”. I primi tre ordini, essendo per tre lati inglobati quasi completamente nella chiesa, non presentano aperture, ad eccezione di una stretta feritoia al primo piano sul lato nord, l’unico totalmente visibile. Al quarto piano, su ogni lato, si apre un’alta monofora con architrave monolitico scolpito a formare un finto arco con lunetta decorata: a nord è scolpito un serpente, a est una foglia classicheggiante racchiusa in una ghiera con motivo a losanga, ad ovest tralci di foglie intrecciate. Sul lato ovest una scala in ferro permette l’accesso al campanile dalla balconata esterna della chiesa. Al quinto piano si aprono su ogni lato bifore con colonnina centrale arretrata e capitello “a stampella” scolpito a foglie. Bifore simili sono presenti al sesto piano, nel quale due (ad est ed ovest) sono visibili, mentre a nord e a sud sono chiuse dai quadranti dell’orologio. Nel settimo ed ultimo piano la parte superiore della muratura è di mattoni, come anche gli archi a sesto acuto su alcune trifore, mentre altre sono sormontate da un architrave. La tipologia degli archi, anomala per il romanico del Monferrato, farebbero supporre un intervento successivo di parziale ricostruzione.

L’abside centrale e l’absidiola a nord sono in blocchi di pietra squadrati, semicircolari e coperte da volte a semicatino. La centrale, in parte inglobata in costruzioni aggiunte, è illuminata da tre monofore con arco a tutto sesto e stipiti a doppio sguancio. Il coronamento ad archetti pensili monolitici è sovrastato da cornice a più modanature aggettanti. L’abside a nord poggia su un basamento a scarpa ed è divisa in tre campiture da lesene in pietra e mattoni; coronamento ad archetti pensili a tutto sesto di mattoni poggianti su dentelli, probabilmente in parte di sostituzione; cornicione di pietra sagomata.

Collegato a quest’abside si trova il coro a pianta rettangolare coperto da una volta a crociera con costoloni di mattoni e pietra, separato dal presbiterio da un arco a tutto sesto.

CuriositĂ 
Adiacente la Chiesa si trova una antichissima sorgente di acqua minerale “sulfurea-salso-bromo-iodica”, ricca di principi medicamentosi tale da poter essere definita “miracolosa”, come miracolose sembrano essere le sue origini. Narra infatti la leggenda che dal luogo dove fu sepolto san Genesio, abbiano cominciato a zampillare tre fontane distinte, una di olio, l’altra di latte e la terza di zolfo, che mescolandosi hanno dato origine all’acqua solforosa.
Attualmente la fonte, pur attiva, non è praticabile.