Inserimento ambientale
L’edificio sorge sulla sommità di una collina, come è norma per le chiese romaniche della zona, a breve distanza dal paese, in prossimità dell’ingresso del cimitero, di cui costituisce, con il lato nord, parte della cinta muraria. È raggiungibile percorrendo la strada provinciale Murisengo-Valle Versa.
Notizie storiche
È senza dubbio la chiesa più antica e la più rilevante, dal punto di vista artistico, fra quelle presenti in Scandeluzza. Una testimonianza della sua antichissima origine è fornita da una lapide, posta all’interno della chiesa, sulla quale si trova questa iscrizione:
A.D. 427. REC. ECLAFVIT / FUNDATA – ET IEDIFCET. / 429. DIE xv. MESIS MAll / FVIT CONSECRATA P.P.M.D.
Nel 1298 appare, nel più antico registro di chiese della diocesi di Vercelli, una “ecclesia sancti Stephani de Taxio” dipendente dalla pieve di Montiglio e unita alla “ecclesia de Scandalutia”; quest’ultima soggetta alla pieve di “Castrum Turris” (presso Villadeati). La prima chiesa citata dovrebbe corrispondere alla “ecclesia Sancti Sebastiani de Cazia“, unita a Santa Maria di Scandeluzza nel registro del 1348.
L’intitolazione della chiesa ai Santi Sebastiano e Fabiano, a parere di Monsignor Ferraris, deve risalire a tempi più recenti e quindi la chiesa ora intitolata a questi due ultimi Santi potrebbe corrispondere alla precedente intitolata a Santo Stefano. Nel circondario è quasi del tutto assente la intitolazione di altre chiese ai Santi citati; a Casale, invece, la chiesina del cimitero è dedicata a San Fabiano.
Anche il piccolo tempio di Scandeluzza deve aver vissuto la fase di chiesa del villaggio fino al momento dello spopolamento di questo e la successiva fase di riduzione a cappella cimiteriale campestre, per la scomparsa degli edifici circostanti. L’esigenza politica dei Signori di trasferire la popolazione in un unico villaggio e castello coincideva con la necessità di sicurezza da parte degli abitanti, che continuavano ad avere cura della chiesa abbandonata per seppellirvi i loro morti, mentre attorno all’edificio sacro non rimanevano che i ruderi della abitazioni. L’antico abitato, che probabilmente sorgeva sul luogo del cimitero e il cui nome doveva essere “Caxio”, era già in declino alla fine del XIII secolo, dato che la sua chiesa risulta unita e subordinata a quella di Santa Maria di Scandeluzza; senza dubbio venne abbandonata nel 1304, quando i Signori di Montiglio, in accordo con il Marchese di Monferrato, costruirono una fortificazione attorno alla chiesa di Santa Maria e obbligarono la popolazione di Caxio a trasferirvisi.
Descrizione
La chiesa, come la maggior parte delle chiese romaniche del territorio del Monferrato, è caratterizzata da un’unica abside e da un’aula rettangolare ed è orientata, ovvero con la facciata a ponente e il dosso absidale a levante.
1. La facciata a capanna, fra paraste angolari, è in muratura di mattoni a vista poggianti su un basamento di mattoni di fattura diversa. Il portale in pietra risulta costituito da tre ghiere sovrapposte, scolpite con diversi motivi decorativi, poggianti su coppie di colonnine, con piedestalli parallelepipedi.
Il coronamento della facciata è costituito da una serie di dentelli in cotto, due file di mattoni in foglio, una fascia intermedia di elementi a losanga sovrastata da pietre a gola rovescia.
2. Il prospetto sud, delimitato dalla parasta angolare di facciata e dal contrafforte dell’arco trionfale è diviso in quattro campiture irregolari e fra la seconda e la terza lesena compare una porta tamponata con arco a sesto acuto, formato da elementi in cotto stampigliati con roselle; la muratura su questo lato è costituita da blocchi di pietra di diverse dimensioni con spessi letti di malta, alternati a filari o piccoli tratti di mattoni. Sono evidenti la risega di fondazione così come l’attacco delle lesene alla muratura di fondo, graffita di date cha vanno dal 1600 al 1800. Il muro di fondo dell’aula, che fa da contrafforte all’arco trionfale, è stato sopraelevato in un secondo tempo, essendo costituito da blocchi di pietra alternati a filari di mattoni fino alla linea di gronda del muro longitudinale e di soli mattoni nella parte superiore; quest’ultima verso l’abside presenta degli elementi che sporgono secondo un andamento trapezoidale irregolare.
3. Sul prospetto nord non compaiono aperture, come è norma negli edifici dello stesso tipo; nelle campiture formate da quattro lesene poggianti su di un basamento sono inseriti elementi di recupero; la muratura è infatti costituita da blocchi di pietra, ciottoli, archetti, pezzi di mattoni inseriti senza ordine preciso.
4. L’abside è in blocchi di pietra alternati a mattoni, secondo lo stile romanico monferrino; presenta un coronamento particolare che non si riscontra in altre chiese del circondario, costituito da doppi archetti pensili in laterizio, poggianti su mensoline lavorate a diversi motivi. Più in alto, si può notare una cornice di pietra scolpita a fogliami. Nel semicerchio absidale sono inserite due monofore. All’interno il catino absidale è affrescato con l’immagine di Cristo con San Sebastiano e Fabiano.
5. La parete di fondo dell’aula presenta un affresco con la raffigurazione del volto della Madonna, una scritta lungo l’arco trionfale, “Beati qui in Dea moriuntur”, e motivi geometrici che delimitano le due parti del muro di fondo. Queste ultime non sono simmetriche, non essendo l’abside in asse rispetto all’aula. Nell’intradosso la firma dell’autore delle decorazioni ottocentesche “Pifferi Cesare” “4 7bre 1876”.