San Martino, Montafia

Inserimento ambientale
La chiesa di San Martino si trova all’interno del cimitero di Montafia, situato sulla sommità di un colle a circa un chilometro dall’abitato. È raggiungibile dalla strada provinciale che collega Villanova a Montafia: prima di salire al paese, si imbocca la strada che conduce al cimitero.

Notizie storiche
La chiesa viene citata per la prima volta nel registro diocesano del 1345, nel quale è indicata come dipendente dalla Pieve di San Giorgio di Bagnasco, insieme alla Madonna di Vignole e a San Marziano (oggi scomparsa), tutte nel territorio di Montafia. Nel 1585 il vescovo Angelo Peruzzi, Visitatore Apostolico della diocesi di Asti, compì una prima visita pastorale a Montafia e ritenne la chiesa una semplice cappella campestre, facente parte dell’area cimiteriale: nell’arco di due secoli, la chiesa venne sostanzialmente abbandonata. Ancora all’inizio dell’Ottocento, le fonti attestano la chiusura della chiesa, perché pericolante.
Solo un secolo dopo, all’inizio del Novecento, con l’ampliamento del cimitero, l’edificio fu rimaneggiato e, a partire dal 1980, vennero avviati i lavori di consolidamento e restauro della struttura. In seguito ai lavori, videro la luce due affreschi raffiguranti San Martino, posti all’interno della chiesa, in prossimità dell’abside.

Descrizione
L’edificio si presenta ad aula rettangolare, con abside semicircolare; l’aula misura 15,70 m di lunghezza e 6,85 m di larghezza, mentre il raggio dell’abside è di 1,95 m. La chiesa, quale oggi appare, è il risultato di numerosi rimaneggiamenti e ricostruzioni, ma conserva parte delle strutture originarie, riscontrabili nell’abside, nella parte terminale del fianco sud e in parte della facciata, dove è visibile, sopra il portale di ingresso, un arco a tutto sesto.
1. La parte senz’altro più interessante della chiesa è l’abside romanica che si eleva su un alto basamento. Il suo rivestimento presenta, nella parte inferiore, un motivo a “denti di lupo” formato da conci in pietra alternati a filari in cotto. È divisa in tre parti da due semicolonne in pietra (di cui quella a nord ha ancora il capitello) e si conclude con una cornice di archetti scolpiti con motivi a intrecci e a nastri. Sugli archetti è presente una fascia in cotto e, su questa, una cornice in pietra decorata a “damier”. Le pietre che compongono la muratura sono di diverse dimensioni: quelle della campitura nord presentano una lavorazione diversa dalle altre e sono conservate meglio.
2. L’aula all’interno si presenta divisa in due parti da un muro continuo intonacato alto quasi come le mura longitudinali. Si accede alla parte posteriore – dove il tetto è a vista – dalla porta collocata sul lato sud.
3. Sulla parete a nord, adiacente all’arco trionfale, si può osservare un affresco raffigurante San Martino che dona il mantello al povero, risalente al XVI secolo e che reca la scritta: «decembris hoc opus fecit fieri Johannes Meglinus…». Il presbiterio, sopraelevato di due gradini rispetto al pavimento dell’aula, è illuminato dalla finestra sul fianco sud ed è occupato dall’altare, in muratura stuccata e dipinta. Il raccordo tra l’aula e l’abside è costituito da un arco a tutto sesto e presenta una cornice scolpita con motivi a fogliame. L’abside è leggermente sopraelevata rispetto al presbiterio e la sua muratura è divisa in tre parti da semicolonne con capitelli scolpiti. Conserva anche coloratissime decorazioni geometrico-floreali (risalenti alla metà del XV secolo) dipinte sui lacerti d’intonaco conservati.
4. Da notare ancora l’elegante arco lunato della porticina sul fianco sud, in parte murata. Anche le cornici di pietra degli stipiti della monofora centrale e le cornici a “damier” del semicatino conservano tracce di coloriture policrome più antiche.