San Pietro al Cimitero, Brusasco

Inserimento ambientale
Si entra nella cittadina di Brusasco, si percorre un tratto della SP 107 per Verrua Savoia e al primo semaforo si gira a sinistra in via delle Scuole. Sempre a sinistra, tra piccole strade di campagna, si svolta su via San Pietro e si costeggia il muro del recinto cimiteriale. Si può accedere anche dalla porta principale del cimitero e, camminando tra loculi e tombe, appare all’improvviso l’abside della chiesa, in tutta la sua eleganza.

Notizie storiche
La prima attestazione della fabbrica appare nel Registro degli estimi della Diocesi di Vercelli del 1298. Citata come capella sancti Petri de Quaradola sive de Brusasco, è nominata solo nel 1348 come ecclesia sancti Petri de Bruxascho. A quel tempo, i signori d’Aramengo, conti di Radicati risultano essere patroni e avvocati di San Pietro, insieme ad altre chiese della zona, tra cui la Pieve di San Giovanni di Lustria, da cui San Pietro dipendeva (ne rimane purtroppo solo un rudere nella campagna di Monteu da Po). Nel 1474, Brusasco, insieme a altri 53 insediamenti, è assegnata alla nuova Diocesi di Casale Monferrato. Nella compilazione dei beni delle chiese di Brusasco del 1565, è menzionata parrocchiale, con abbondanza e ricchezza d’arredo e utilizzata per le funzioni funebri, come indicato nelle relazioni delle visite pastorali. Qualche anno dopo l’edificio risulta già mancante di parti essenziali come il pavimento e il soffitto e abbisogna di restauri. Alla fine del Cinquecento, i Gonzaga, marchesi di Monferrato, trasferiscono la popolazione al sito fortificato del Luogo, e così anche le funzioni parrocchiali, nella chiesa di San Bernardo. Nel 1642, nella relazione di monsignor Miroglio si legge che il tetto evidenzia lo sfondamento di una parte. Troviamo ancora la data del 1681, in cui si celebra la festa del santo titolare con un nuovo altare dedicato a san Michele e si realizzano opere di manutenzione; ma qualche anno dopo tutto è nuovamente in rovina. Durante le visite di monsignor Radicati del 1724, la struttura, segnalata ancora integra con parte della navata nord, è dotata di un nuovo soffitto ligneo e i muri interni sono intonacati. Nel 1763 l’edificio risulta nuovamente pericolante e probabilmente con alcune parti ricostruite; nel 1826 appare senza le cappelle laterali e nel 1875 l’intonacatura ricopre gli antichi affreschi. Alla fine dell’Ottocento, viene dichiarato monumento nazionale e Alfredo d’Andrade, primo Sovrintendente alle Belle Arti, realizza rilievi e disegni preparatori per approntare alcune opere sostanziali.

Descrizione
L’edificio, pur con con alcune parti distrutte e i lavori eseguiti nel corso dei secoli che hanno trasformato l’impianto originale, suscita interesse per le sue peculiarità costruttive e decorative. La pianta è rettangolare, ad aula unica con una sola abside semicircolare. Sommaria è la descrizione settecentesca in cui si citano le altre due cappelle, scomparse, ai lati dell’altare maggiore e il piccolo campanile esistente.
1. Il lato nord è la parte più antica della costruzione. Sulla parete si notano alcune arcate a tutto sesto, chiuse, poggianti su capitelli scolpiti in pietra: testimoni importanti di ciò che rimane dell’antica divisione tra la navata esistente e quella ormai distrutta. Visibili le tracce di ammorsatura dell’abside, in corrispondenza della parasta angolare. È la posizione della chiesa, vicina al Po, che ha comportato il danneggiamento delle strutture durante alcune inondazioni del fiume, “coeve allo spostamento del fiume, documentato nell’area tra l’XI e il XII secolo”, così’ attesta lo storico Caramellino.
2. L’abside è a fasce alterne in pietra e mattone, diviso in tre campiture da due semicolonne con capitello e delimitata da due lesene piatte. Nella monofora centrale, centinata e a doppia strombatura si notano due colonnine con un capitello figurato di una testa leonina. Nella parte superiore, il cieco e leggero loggiato, arricchito da una serie di colonne con capitelli che sorreggono archetti a tutto sesto, rende il monumento di singolare interesse.
3. Fianco sud. Di certo la chiesa è stata in parte ricostruita, con il recupero di materiale e la mirabile tecnica costruttiva con corsi di mattoni alternati a blocchi di arenaria di color giallo grigiastro, probabilmente provenienti dalla cave di Verrua Savoia, creando una bella tessitura bicromatica, arricchita da archetti pensili e ghiere di arco sulla monofora e sulla porta.
4. La facciata si presenta a semplice capanna, con archetti pensili intrecciati che sembrano esaltare l’apertura della bifora in asse con la porta centinata. La decorazione è realizzata con il solito alternarsi di conci in arenaria e laterizi anche tagliati a rombi sulla ghiera d’arco. Dopo la metà del Settecento e nel secolo successivo, fu in parte ricostruita e ciò è evidente dalla differente tecnica e dai materiali impiegati e di recupero.
5. L’interno presenta con copertura con capriate a vista e nella parete nord si evidenziano le arcate all’interno della muratura con colonne e capitelli scolpiti. Le pareti affrescate, assai numerose rispetto a quelli che oggi vediamo. Rimangono superstiti una parte degli affreschi nel semicatino dell’abside centrale, documentati alla metà del Quattrocento. Sulla parete sud, con iconografia singolare, un Giovanni Battista additante su un lato la Madonna con il Bambino in braccio e un altro affresco raffigurante la Madonna in trono con il Bambino, ancora di buona lettura.

 

 

 

 

 

 

 

 

Curiosità
All’interno dell’area cimiteriale, sul lato sud, a pochi metri dalla fiancata, si nota una ricostruzione della chiesa in miniatura.